Stiamo vivendo un interregno dove il vecchio non muore e il nuovo non riesce ad emergere. La mancanza di riferimenti teorici efficaci la diretta YouTube ospitata dall'associazione Sottosopra in cui Zaccarias Gigli ha dialogato con Quinn Slobodian, stimato storico e autore, si è distinta come un momento di utile chiarificazione sul neoliberismo e sulle sue manifestazioni contemporanee in quello che l'autore definisce "capitalismo della frammentazione". La discussione ha evidenziato come il neoliberismo, spesso etichettato in maniera riduttiva come un'era di deregolamentazione e di ritiro dello stato, debba essere invece compreso in una luce diversa, come un progetto ideologico che ha cercato di sfruttare lo stato per tutelare e promuovere i mercati, piuttosto che minimizzarne l'influenza.
Quinn Slobodian ha introdotto il neoliberismo come un concetto estremamente ricco e sfaccettato, che sfugge a definizioni semplicistiche. La discussione ha messo in luce come il neoliberismo sia stato frequentemente interpretato in modo riduttivo, come se fosse unicamente un periodo storico caratterizzato dalla deregolamentazione o dal ritiro dello stato dall'economia. Tuttavia, Slobodian ha proposto una visione alternativa, descrivendo il neoliberismo come un progetto ideologico complesso che intende utilizzare lo stato come strumento per creare e mantenere condizioni ottimali per il funzionamento del mercato. Questa prospettiva rivela una relazione complessa e simbiotica tra stato e mercato, contrariamente all'interpretazione comune che vede il neoliberismo come intrinsecamente anti-stato.
Approfondendo, Slobodian ha esplorato come nel pensiero neoliberista, il mercato sia percepito come un'entità che richiede una protezione attiva non solo contro le ingerenze arbitrarie dello stato, ma anche contro le potenziali minacce rappresentate dalle dinamiche democratiche. Questa visione contraddice l'idea che il neoliberismo promuova una fede incondizionata nell'autoregolamentazione del mercato. Piuttosto, evidenzia la percezione di una necessità per un solido quadro legale e istituzionale che possa preservare l'economia dalle oscillazioni della volontà politica e dagli impulsi redistributivi, introducendo una nuova prospettiva sul mercato e sulla democrazia.
La conversazione ha poi aperto a una comprensione rinnovata del neoliberismo come un progetto globale che si propone di ristrutturare in modo radicale il rapporto tra stato, economia e società. Tale progetto non cerca solo di sopravvivere ma aspira attivamente a prosperare, spesso a discapito delle prerogative democratiche e della sovranità popolare. Viene delineato un mondo in cui i mercati possono operare in contesti altamente protetti e favorevoli, grazie alla creazione di un ordine economico globale sovrastante, in cui lo stato agisce come garante degli interessi del mercato globale, piuttosto che come suo regolatore o limitatore.
Slobodian ha successivamente delineato il percorso verso un capitalismo frammentato, caratterizzato dalla creazione di "zone di libertà" economiche che operano distaccate dalle strutture politiche tradizionali. Queste enclave, che spaziano da Dubai al Metaverso, incarnano il tentativo di realizzare un'utopia di mercato libero, in cui il capitale può fluire liberamente, indisturbato dalle regolamentazioni statali e dalle decisioni democratiche. Questa transizione segna una profonda trasformazione nelle strategie neoliberali di organizzazione economica e politica, riflettendo un adattamento alle mutevoli realtà globali e alle sfide dell'era digitale e della globalizzazione.
La nuova geografia economica delineata dal capitalismo frammentato presenta un mosaico di micro-sistemi economici, ciascuno ottimizzato per attrarre investimenti e innovazione, pur potenzialmente a scapito della coesione sociale e della governance democratica. Le "zone di libertà" emergono come laboratori di un'utopia neoliberista, rappresentando esperimenti di un'architettura economica globalizzata ma decentrata. Questo modello riflette una tendenza verso una maggiore atomizzazione dell'economia globale, con implicazioni profonde per il futuro del lavoro, della regolamentazione e dell'equità economica. Mentre queste enclave economiche continuano a proliferare, emergono interrogativi critici su come i sistemi politici e sociali possano adattarsi per garantire che la crescita e l'innovazione si accompagnino a giustizia sociale e sostenibilità.
Nel dialogo, Slobodian ha inoltre affrontato le critiche rivolte al neoliberismo, mettendo in discussione l'idea che esso miri a una completa eliminazione dello stato a favore del mercato. Ha esaminato la nascita di movimenti radicali come l'anarcocapitalismo, che, pur rappresentando una minoranza, riflettono una crescente insoddisfazione verso le forme tradizionali di governance e suggeriscono nuove riflessioni sul rapporto tra individuo, mercato e stato. Queste discussioni invitano a un dialogo costruttivo sul futuro dell'economia globale, evidenziando la necessità di bilanciare efficacemente libertà economica, equità sociale e partecipazione democratica.
L'incontro tra Gigli e Slobodian si è rivelato un momento di profonda riflessione su come differenti approcci economici e politici possano coesistere e integrarsi in modi che promuovano uno sviluppo sostenibile, la giustizia sociale e la stabilità democratica. Questo dialogo apre a nuove comprensioni del neoliberismo nel XXI secolo, enfatizzando la necessità di un approccio pragmatico e flessibile alla politica economica, al fine di costruire economie resilienti, giuste e sostenibili.
In conclusione, la proficua conversazione si è distinta come un'esplorazione stimolante delle dinamiche globali attuali, sfidando le percezioni convenzionali e sollecitando un esame più approfondito delle ideologie e delle pratiche che definiscono il nostro tempo. Promuovendo un futuro in cui le politiche economiche siano al servizio di una società più equa e inclusiva, il dialogo mostra nuove vie per comprendere e navigare le complessità del neoliberismo e del capitalismo frammentato nel contesto del XXI secolo.