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Writer's pictureMarcello Spanò

Il panettone gentrificato

In questo periodo la sveglia del mattino è affidata a una radiosveglia sintonizzata su una radio molto frivola, in cui alla musica pop commerciale si alterna un terzetto (o quartetto?) di deejay dediti a sghignazzare ogni nuovo giorno su un nuovo argomento.



Io li lascio parlare e non presto attenzione: resto immerso nel limbo del mio dormiveglia (come quando l'istruttrice di yoga ti guida il pensiero nella meditazione ma tu non te la consideri neanche di striscio perchè i tuoi pensieri sono già in contatto con il tuo inconscio). A meno che i deejay della radio frivola non affrontino un argomento davvero interessante, nel qual caso la bolla del torpore si buca e mi trovo catapultato nella realtà tangibile. Ieri mattina è accaduto. Sghignazzavano tutti e quattro (o cinque?) a proposito di un argomento massimamente interessante: il flop commerciale del panettone Motta.


E' stato in quel momento che ho capito tutto ciò che c'era da capire, e la bolla del sonno ha fatto "pop".


Io ogni anno, arrivato Natale, ero uso fare incetta di panettone Motta, che in base alla mia inferenza empirica, tratta da una serie storica lunga mezzo secolo di Natali, ormai giudicavo il migliore sul florido mercato dei panettoni, e non solo quelli da supermercato, ma anche quelli di pasticceria. Quest'anno, al signor Motta è venuto in mente di vendere il suo panettone a un prezzo esorbitante, nonostante l'inflazione sia a una sola cifra. E infatti ho deciso di boicottarlo, memore del fatto che in tempi di guerra si festeggiava il Natale con una fetta di pane bianco. Poi, mi sono detto, dopo capodanno il prezzo si abbasserà, e allora forse....


Ieri mattina, ascoltando i dodici deejay (o tredici?), ho scoperto diverse cose:


- primo, non sono stato l'unico ad aver boicottato il suddetto panettone;


- secondo, il motivo ufficiale per cui il suddetto panettone era venduto a prezzi da repubblica di Weimar non era un banale incremento dei costi di produzione, ma qualcosa di molto più raffinato: quest'anno era

"firmato" da un superchef di cui non conoscevo fino a ieri l'esistenza, tale Bruno Barbieri;


- terzo, sia Altroconsumo che il Gambero Rosso hanno esaminato il panettone griffato e hanno certificato che non è un gran che come qualità, forse ha un ovetto in più , ma certamente nessun ingrediente segreto unico

irripetibile e brevettabile.

- quarto, non sono l'unico al mondo a cui questo flop commerciale stimola la risata: i cinquanta deejay (o cinquantuno?) erano altrettanto divertiti.


Una volta sveglio, tazza di caffè in una mano, cellulare nell'altra, vado a documentarmi e scopro che effettivamente tale Bruno Barbieri esiste, avrà intascato la sua cospicua marchetta in cambio della sua faccia per giustificare l'ennesimo aumento ingiustificato dei prezzi, peraltro di un prodotto che i produttori hanno voluto trasformare da (ex) dolce natalizio popolare alla portata di tutti a un dolce gentrificato per signori che si distinguono dal volgo. Hanno provato a far fare al panettone la stessa fine delle case di ringhiera del Giambellino o di altri quartieri ex popolari: le case sono le stesse, ma adesso, anziché da operai e ladri di polli, sono abitate da medici, avvocati, giudici, professori universitari, dirigenti d'azienda, che gironzolano nel quartiere con le giacche di tweed, mentre i ceti più poveri e disagiati vengono respinti nell'hinterland. Peccato che col panettone la gentrificazione non rende, almeno per ora. Dovranno studiare altre strategie.



D'altra parte, ragazzi, con la scomparsa dell'industria dell'auto italiana, non ci resta che puntare sul panettone. E' diventato un prodotto strategico per il sistema paese, anzi, per l'azienda Italia! Se posso permettermi un suggerimento, a proposito di auto, ricorderei ai produttori di panettoni che, ormai un secolo fa, il signor Ford aveva trovato un idea geniale: anziché un prodotto di lusso, l'automobile è diventata un prodotto di massa acquistabile dagli stessi operai che la producevano, e che per potersela permettere ricevevano salari più alti di quelli storicamente corrisposti fino a quel momento. Salari più elevati, consumi più elevati, vendite più elevate. Facile no?

Ecco, ai produttori di panettone, e già che ci siamo anche allo chef stellato, suggerirei una riflessione in merito. A furia di considerare i compratori "normali" come dei pezzenti e voler far profitti solo con i consumatori ricchi, anche i produttori rischiano di finire con le pezze al coccige. E poi come li massimizziamo i profitti degli azionisti?


E con ciò, spero che domattina i trecento (o trecentouno) deejay mi lascino sonnecchiare un po' di più.

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