Roma ha ospitato pochi giorni fa un dibattito molto interessante nella sede della Fondazione Di Vittorio. Jeffrey Sachs - economista della Columbia University e consigliere delle Nazioni Unite - ha delineato una roadmap per salvare l'umanità da se stessa. Il suo messaggio? Siamo in un momento cruciale della storia, ma non tutto è perduto.
LA VISIONE RIVOLUZIONARIA DI SACHS
"Lo sviluppo sostenibile non è solo un concetto astratto," ha tuonato Sachs davanti a una platea attenta, "è una filosofia completa che integra sistemi fondamentali interconnessi." L'economista ha quindi svelato la sua visione del mondo, partendo dai sistemi fisici della Terra, ricordando come il nostro pianeta non sia un contenitore infinito di risorse e come il cambiamento climatico non sia un'opinione, ma una realtà scientifica che ci sta portando verso il punto di non ritorno.
Ha poi parlato dei sistemi ingegneristici, sottolineando come dalle reti elettriche alle infrastrutture digitali, abbiamo creato un mondo interconnesso che richiede una gestione coordinata. Il sistema socioeconomico, con le sue regole del commercio e i modi di produzione, deve essere ripensato per servire l'umanità, non distruggerla. Infine, ma non meno importante, i sistemi culturali e filosofici: dobbiamo reimparare a pensare in termini globali, superando i nazionalismi miopi.
LA TRAPPOLA MORTALE DELLA GUERRA
"Viviamo in un'epoca nucleare," ha ricordato Sachs con voce grave. "Non possiamo più permetterci il lusso della guerra." L'economista ha smontato pezzo per pezzo la retorica bellicista contemporanea, partendo dalla guerra in Ucraina. "È logicamente impossibile che l'Ucraina vinca questa guerra. Ogni giorno di conflitto è solo un bagno di sangue inutile," ha affermato con amarezza.
La crisi tra Stati Uniti e Cina è stato un altro tema centrale del suo intervento. Sachs ha sottolineato come la teoria della 'trappola di Tucidide' non sia un destino inevitabile, ma una scelta che possiamo evitare attraverso la cooperazione. "Il mio paese," ha ammesso con franchezza, "si comporta come se potesse ancora dominare il mondo unilateralmente. Questa è una fantasia pericolosa."
IL PARADOSSO DELLA TECNOLOGIA
In un momento particolarmente intenso del suo intervento, Sachs ha estratto il suo smartphone, utilizzandolo come potente metafora. "Questo dispositivo incorpora correzioni di relatività generale per il GPS, microchip impossibili da immaginare 50 anni fa, e intelligenza artificiale che ci guida nelle strade. Se possiamo fare questo, possiamo anche costruire la pace." Un esempio concreto di come la cooperazione globale non sia solo possibile, ma già realtà in molti ambiti della nostra vita quotidiana.
LA RIFORMA NECESSARIA DELLE ISTITUZIONI GLOBALI
Sul tema delle istituzioni internazionali, Sachs non ha usato mezzi termini. L'ONU rappresenta solo il nostro secondo tentativo di governance globale, dopo il fallimento della Lega delle Nazioni. "Non possiamo permetterci un altro fallimento," ha ammonito. Ha poi evidenziato un dato sconcertante: su 193 paesi, 188 hanno presentato revisioni volontarie degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Tra i pochi assenti spiccano Haiti, Sud Sudan, Yemen... e gli Stati Uniti d'America.
LA CINA: UNA PROSPETTIVA ORIGINALE
Il silenzio è calato nella sala quando Sachs ha affrontato la questione cinese, offrendo una prospettiva che ha scosso le convinzioni di molti. "In quarant'anni di storia recente," ha osservato, "mentre la Cina non ha partecipato a nessun conflitto armato, gli Stati Uniti sono stati coinvolti in almeno dodici guerre." Una statistica che ha fatto riflettere profondamente i presenti sulla vera natura delle minacce alla pace mondiale.
I numeri presentati sulla crescita cinese hanno lasciato la platea senza fiato. Il PIL pro capite moltiplicato per trenta in pochi decenni, il dominio nella produzione di tecnologie verdi, la creazione di infrastrutture globali che fanno impallidire i progetti occidentali. "Ma questi numeri non devono spaventarci," ha precisato Sachs. "Devono invece spingerci a ripensare il modo in cui concepiamo la cooperazione internazionale."
ROMA E IL FUTURO DELLA PACE MONDIALE
"Roma dovrebbe essere la città della pace," ha dichiarato Sachs con un entusiasmo contagioso, indicando il Giubileo 2025 come possibile punto di svolta per la diplomazia mondiale. La sua critica alla leadership europea attuale è stata tagliente come una lama. Secondo l'economista, l'Unione Europea deve liberarsi dalle catene della NATO per sviluppare una politica estera veramente autonoma. "L'Europa non può continuare a essere il ventriloquo degli Stati Uniti," ha tuonato, provocando un mormorio di assenso nella sala.
LA MINACCIA NUCLEARE: UN RISCHIO REALE
Il momento più teso dell'incontro è giunto quando Sachs ha affrontato il tema delle armi nucleari. "Una guerra nucleare finirebbe in due ore," ha spiegato con voce grave. "Non è fantascienza, è la conclusione di decenni di simulazioni militari." Ha poi raccontato di un libro recente che descrive minuto per minuto come si svolgerebbe un conflitto nucleare. "Il fatto che ne parliamo con così tanta leggerezza dimostra quanto siamo disconnessi dalla realtà del pericolo che corriamo."
VERSO UNA NUOVA GOVERNANCE GLOBALE
La parte finale dell'intervento di Sachs ha offerto una visione per il futuro. Ha delineato la necessità di una profonda riforma delle istituzioni internazionali, sottolineando come l'attuale sistema sia inadeguato per affrontare le sfide del XXI secolo. La transizione verso le energie rinnovabili, ha spiegato, non è solo una necessità ambientale ma anche geopolitica. "Abbiamo la tecnologia per liberarci dalla dipendenza dai combustibili fossili," ha affermato. "Ciò che manca è la volontà politica."
IL RUOLO DELLA SOCIETÀ CIVILE
Gli interventi successivi hanno arricchito il dibattito. La Comunità di Sant'Egidio ha condiviso le proprie esperienze di mediazione nei conflitti internazionali, mentre il think tank Pensare Insieme ha presentato innovative proposte per promuovere il dialogo interculturale. Francesco Sinopoli, dalla CGIL, ha sottolineato come i lavoratori siano sempre stati all'avanguardia nella lotta per la pace.
"Siamo a novanta secondi dalla mezzanotte," ha concluso Sachs, citando l'Orologio dell'Apocalisse. "Ma non è troppo tardi per cambiare rotta." Il suo appello finale ha scosso le coscienze: la pace non è un'opzione tra le tante, è l'unica strada possibile per la sopravvivenza dell'umanità.
L'incontro si è concluso con un senso di urgenza ma anche di speranza. Le parole di Sachs hanno dimostrato che un futuro diverso è possibile, ma richiede un cambiamento radicale nel nostro modo di pensare e agire. Roma, ancora una volta nella sua storia millenaria, potrebbe essere il palcoscenico di questa trasformazione globale. Come ha ricordato Sachs: "La storia non è destino. È il risultato delle nostre scelte collettive. E ora è il momento di scegliere la pace."