Ilan Pappe, storico israeliano noto per le sue posizioni critiche sulle politiche sioniste, esplora nel suo nuovo libro Lobbying for Zionism on Both Sides of the Atlantic come il lobbying sionista abbia influenzato profondamente le politiche nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Pappe organizza la narrazione in ordine cronologico, partendo dai primi movimenti sionisti cristiani nell’Inghilterra del XIX secolo, che, spinti da motivazioni religiose, miravano a promuovere la creazione di una patria ebraica in Palestina. Pappe sostiene che queste prime collaborazioni, benché apparentemente filantropiche, fossero spesso sostenute da una combinazione di aspirazioni evangeliche e atteggiamenti colonialisti occidentali. Il libro arriva in un momento cruciale, in cui il dramma in corso a Gaza mostra con evidenza l'influenza delle lobby pro-israeliane sulle politiche occidentali. Il libro fornisce chiavi di lettura fondamentali per comprendere il modo in cui, durante la campagna elettorale americana del 2024, l'AIPAC eserciti una pressione senza precedenti su candidati democratici e repubblicani, influenzandone le posizioni sul conflitto. Questa capacità di influenzare il dibattito pubblico e politico si traduce in una riluttanza bipartisan a condannare le azioni di Israele, nonostante le palesi violazioni del diritto internazionale e le accuse di crimini di guerra.
L'opera di Pappe è essenziale per capire come il lobbying sionista abbia plasmato le dinamiche politiche di Stati Uniti e Gran Bretagna negli ultimi due secoli. Con un lavoro documentato e meticoloso, l’autore esplora le origini del movimento, partendo dal XIX secolo, quando il fervore evangelico cristiano iniziò a costruire le fondamenta di un influente network politico. Pappe, storico israeliano noto per le sue posizioni critiche verso il sionismo, analizza la nascita del sostegno al sionismo dall’incontro tra fervore religioso e interessi coloniali occidentali, mettendo in luce come questa sinergia abbia influenzato profondamente la politica internazionale.
La ricerca traccia l’evoluzione del movimento sionista, da fenomeno religioso a forza politica organizzata. Pappe documenta come le prime attività di lobbying, spesso informali e basate su reti personali, siano diventate strutture sofisticate e influenti. Un momento chiave è la Dichiarazione Balfour del 1917, che Pappe considera il primo grande successo del movimento sionista. Analizzando questo evento, mostra come interessi religiosi, imperiali e politici possano convergere in un’efficace azione di lobbying.
Il libro dedica ampio spazio alle figure centrali che hanno sostenuto il movimento, offrendo un quadro dettagliato delle loro biografie e delle loro relazioni politiche. Particolarmente interessante è l’analisi del periodo post-Seconda Guerra Mondiale, dove il sionismo riesce a posizionare Israele come alleato chiave nella Guerra Fredda. Questo segna un cambio di rotta nell’approccio al lobbying, con strategie più sofisticate e organizzate.
Nel contesto degli Stati Uniti, Pappe concentra l’attenzione sugli sviluppi post-Seconda guerra mondiale, descrivendo come le coalizioni tra sionisti e neo-conservatori, unite dall’opposizione al comunismo, abbiano consolidato Israele come un alleato strategico in Medio Oriente. Pappe cita figure di spicco come il senatore americano William Fulbright, il cui atteggiamento critico verso Israele lo rese bersaglio delle lobby filo-israeliane. Questo esempio, secondo Pappe, dimostra come il lobbying sionista abbia influenzato la politica statunitense, limitando spesso la libertà di espressione riguardo ai diritti dei palestinesi.
Nel Regno Unito, Pappe analizza come alcuni leader del Partito Laburista, insieme a organizzazioni come Poale Zion, abbiano contribuito a collegare le politiche pro-Israele con i valori socialisti del partito, radicando così il supporto a Israele. Sottolinea inoltre l’influenza di figure come l’ex primo ministro Harold Wilson, che descrive come fermamente filo-israeliano, e lo confronta con Alec Douglas-Home, un ex segretario degli Esteri conservatore, che sosteneva apertamente le aspirazioni palestinesi. Questi esempi, secondo Pappe, illustrano come il lobbying sionista abbia consolidato il supporto per Israele al di là delle divisioni politiche, creando una tradizione bipartisan che rende difficile criticare Israele in modo aperto
Middle East Eye. Un'attenzione particolare è rivolta all’AIPAC e alla sua capacità di influenzare la politica estera americana, diventando un modello per altri gruppi di interesse. Sul versante britannico, Pappe esplora il rapporto tra il Partito Laburista e il movimento sionista, rivelando come organizzazioni come il Poale Zion abbiano allineato il sostegno a Israele con i valori socialisti. Tramite esempi come quello di Harold Wilson, fervente sostenitore di Israele, contrapposto a figure come Alec Douglas-Home, che sostenne i diritti palestinesi, Pappe mostra come il lobbying sionista abbia agito trasversalmente, influenzando politici di diverse ideologie.
Il libro analizza anche come queste attività abbiano inciso sul dibattito pubblico e sulla copertura mediatica delle questioni mediorientali. Pappe evidenzia come la critica alle politiche israeliane sia diventata sempre più rischiosa dal punto di vista politico. Inoltre, documenta l’impatto del lobbying sionista sulle carriere politiche, illustrando come il sostegno o l’opposizione a Israele abbiano determinato successi o insuccessi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
La forza del lavoro di Pappe risiede nella rigorosa documentazione a supporto delle sue tesi, attingendo a una vasta gamma di fonti, dai documenti governativi alla corrispondenza personale. Questo approccio metodologico conferisce al libro una solidità accademica che lo rende più di una semplice critica politica. Sollevando questioni cruciali sul rapporto tra lobbying, democrazia e politica estera nelle nazioni occidentali, Pappe sottolinea l’importanza di questa storia per interpretare le attuali dinamiche mediorientali e le loro ricadute nelle democrazie occidentali.
L’opera si rivela dunque non solo come un’analisi storica preziosa, ma come un contributo indispensabile per comprendere l'influenza del lobbying sulla politica internazionale e sull’opinione pubblica. Nei capitoli finali, Pappe riflette sulle implicazioni contemporanee, mostrando come le strategie sviluppate nel XX secolo continuino a influenzare il dibattito attuale sul conflitto israelo-palestinese.
Nel contesto attuale, l'opera di Pappe assume ulteriore rilevanza: i meccanismi di influenza politica e di controllo del dibattito pubblico da lui analizzati trovano oggi piena applicazione. La pressione sui membri del Congresso per evitare risoluzioni che chiedano il cessate il fuoco a Gaza, l’intimidazione dei critici della politica israeliana con accuse di antisemitismo e il sostegno elettorale condizionato sono elementi che trovano una precisa contestualizzazione storica nel lavoro di Pappe. Il libro non solo aiuta a comprendere la storia del lobbying sionista, ma offre anche una chiave di lettura delle dinamiche odierne che alimentano una delle crisi umanitarie più gravi dei nostri giorni.